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giovedì 2 giugno 2016

Sad Eyes

Scuri, profondi, spesso lucidi, si illuminano di fronte alle bellezze semplici e alle piccole gioie, seguono i movimenti degli zigomi in modalità sorriso, facendo intendere quanto tu sia una persona solare. Due eclissi solari. Impercettibile a prima vista è la congenita venatura di tristezza, per quello che hai visto, per quello che vedrai e non potrai bendarti come la Dea della Fortuna, che sbircia, si mette sulla tua traiettoria, poi decide di passarti accanto, sfiorandoti, quasi sadicamente (Ma ti sai accontentare di frequentare Madre Natura, finché anche lei non diventa arcigna).
Solo con una sofisticata e sensibile lente di osservazione si riesce a guardare dentro queste due perle nere, ma distogli lo sguardo prima di essere risucchiato in un tunnel buio, dove ti senti smarrito perché vuoi vederci subito chiaro o come te lo sei prefigurato, senza darti il tempo di  avanzare per scovare l'interruttore giusto che porta dritto a quella stanza del cuore ancora a tinte pastello, dove c'è posto anche per te, con partecipazione e possibilità di condivisione, a meno che tu non voglia imbrattarla o saccheggiarla senza rispetto.
Quella è la porta... del ripostiglio. Si accomodi e attento a non inciampare sui ricordi già calpestati del mio passato.

giovedì 31 marzo 2016

Canta che ti passa...

Prendendo spunto dal post precedente post Tresy e #SanremoCeres e avendo citato due brani ossessivi della mia infanzia, sebbene i miei gusti musicali siano cambiati di gran lunga negli anni, per giocare un po' e ritornare bambina in un pomeriggio costretta a casa ho registrato questo karaoke casalingo (non ho velleità da cantante, forse da piccola, inconsapevole, davanti allo specchio quando mi identificavo in entrambe le canzoni... ho cominciato presto con le paturnie e delusioni!)



La Solitudine di Laura Pausini

 



 Brutta di Alessandro Canino


 

Tresy non Ceres in casa. Ma il postino non è andato via come Marco!

Mastico i Social Network dal cornetto della mattina, trafelata al bar prima di mischiarmi nella bolgia dei mezzi romani, fino al secondo prima di addormentarmi. Socievole e social-mente utile, il mio claim. Cinguettare su Twitter mi diverte, tuttavia, provando a farlo al meglio per terzi, l'aggiornamento del mio profilo è un po'incostante. Salvo essere rispolverato, come questo blog, per le grandi occasioni, quelle discussioni che balzano subito in cima alle tendenze di Twitter. Tipo... Il Festival di Sanremo, evento mediatico nazionalpopolare per antonomasia. Tutti, nel bene o nel male, ne parlano, e ormai ne twittano.

 Nel campo del Social Media Marketing il brand Ceres è uno di quei casi da prendere come modello: non limitandosi alla semplice promozione autoreferenziale di un prodotto di consumo quale è la birra, riesce a essere sempre sul pezzo con geniali, divertenti, memorabili esempi di Instant Advertising sugli argomenti "caldi" di ogni giorno, dalla viralità assicurata (vedi l'abito verde di Daniela Santanchè indossato alla prima della Scala di Milano). Durante l'ultimo Festival di Sanremo ha messo a segno un nuovo colpo: #SanremoCeres. Attraverso questo hashtag si è generata una conversazione parallela a quella ufficiale del Festival. Strategica la scelta di seguire la kermesse, non soltanto canora, da un appartamento con affaccio sull'Ariston, incentrando tutto su un balcone che è diventato una vera e propria vetrina e uno spettacolo nello spettacolo.





"Stendiamo i vostri tweet più divertenti", questo il riconoscimento alla community che ha partecipato alla call to action sanremese, generando tweet uno più divertente dell'altro.
Tutto ciò per dirvi, dopo quest'ampia ma doverosa premessa, che su uno di quegli striscioni, ancora incredula, ci sono finita pure io. Merito di un tweet  pensato e scritto di getto, sarà che da piccola dopo "Brutta" di Alessandro Canino il mio secondo cavallo di battaglia davanti allo specchio, spazzola-microfono munita, era proprio "La Solitudine" di Laura Pausini, che la sera del 9 Febbraio 2016 avrebbe ricantato proprio su quel palco dove partecipò per la prima volta nel 1993, quando aveva appena diciotto anni e io solo cinque.
sanremoceres
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Appena ho staccato dal lavoro ho accantonato il cellulare col silenzioso attivato, senza curarmi di alcuna notifica, almeno a cena fuori. Tornata a casa ecco l'entusiasmante scoperta tra le notifiche non lette... Ma-ma quello è il mio cespuglio riccioluto, ogni riccio un capriccio di retorica arruffata, Ossimoro Moro sono io e quello è il mio tweet! Ok... 3-2-1...mi posso gasare e stappare una birra di autocompiacimento, una volta tanto?!

I piccoli momenti di gloria qui riportati:

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Una ci prova... a proporre una candidatura spontanea

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Ma proprio il giorno della consegna... Non c'è nessuno in casa!







Uno dei tanti reperti di Ceres del quartiere e il mio fiero cilindro di cartone in braccio

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Lo striscione, lungo quasi quanto la stanza! Ora dove potrei collocarlo avendo solo finestre?



 Cheers!

giovedì 23 aprile 2015

Lady Tresy a Paris. Viaggio con la musica

Oggi, per puro caso, mi sono imbattuta in quel franchising chiamato Mercatino dell'Usato. All'andata ero di corsa e ci sono passata avanti, senza prestargli troppa attenzione, anche se ne avevo già visto uno vicino casa e prima o poi sarei voluta entrarci, sensibile come sono al fascino di tutto ciò che è old style o vintage o retrò che dir si voglia. Ma al ritorno, un richiamo irresistibile mi ha condotto all'interno. Mi sono inoltrata nei meandri impolverati tra ogni sorta di chincaglieria, abbandonata da chissà chi per disuso, sperando di ricavarci due soldi (io è difficile riesca a sbarazzarmi di qualcosa, piuttosto il contrario), ero curiosa e smaniosa come una bimba che rovista elettrizzata nella cesta dei giocattoli ammassati all'asilo e vorrebbe adottare una bambola.
L'angolo dei vinili mi calamita ogni volta (secondi solo alle macchine da scrivere). Poi la folgorazione c'è stata con questo 33 giri. Una copertina raffigurante la Tour Eiffel in primavera. "Lady Eve et son orgue A Paris". Non sono riuscita a trovare informazioni su internet, sembra una rarità. Non potevo lasciarlo lì. Dovevo accoglierlo nella mia camera da rigattiera. Tra i brani dedicati agli angoli magici di questa città a me empaticamente affine e di una bellezza senza tempo (patria del mio caro Truffaut a cui ho dedicato la mia tesi di laurea, nonché scenario del Favoloso mondo di Amelie che ha condizionato la mia adolescenza, giusto per fare due esempi) c'è uno di Charles Trénet, compositore che conobbi proprio con il film di Truffaut Baci Rubati. Il brano si chiama Ménilmontant ed è una romantica ballata "poétique et pathétique".
 Vado a dormire con questa colonna sonora proiettandomi nel sogno in quelle strade dove ho lasciato petali di cuore.
Parigi è musica per le mie orecchie. 


sabato 18 aprile 2015

Era una notte buia e tempestosa...

Non quantifico i mesi di abbandono, è una casa fantasma. Vuoi mancanza di ispirazione e aspirazioni che lasciano posto al formarsi di una spessa polvere, molto crepuscolare. E la vita reale che inevitabilmente sovrasta il mio mondo creativo fatto di nuvolette e clouds di memoria occupata al limite consentito.
Non sapendo come riagganciarmi e senza voler formulare chissà quali pensieroni di senso compiuto, nella speranza di arredare con più dedizione il mio spazio blablablog, mi sono lasciata guidare da un'associazione mentale. Ho trovato il quadernino della foto raffigurante due personaggi a me cari: i Peanuts Snoopy e Woodstock (manca il mio caro Charlie Brown)... E allora niente massime sull'esistere ma voglia di noccioline...nello specifico burro di arachidi, il cosiddetto "peanut butter". Un'americanata che ogni tanto "ci sta".
E siccome al supermercato quei vasetti di plastica si fanno pagare caro, nonché l' ingrediente principale è addizionato con grassi idrogenati, trigliceridi al cubo etc,  datemi un frullatore che me lo faccio in casa. Questo tipo di frutta secca rilascia naturalmente un olio che rende il composto frullato cremoso, mano a mano che si fanno girare le lame, quindi la procedura è quanto di più semplice si possa immaginare (cioè le cose che faccio io con modesta resa): prendere le arachidi tostate, porle nel frullatore, azionare, sminuzzarle e aggiungere a filo un cucchiaio di olio di semi (io avevo quello di girasole) per amalgamare, un po' di zucchero a proprio gusto e un pizzico di sale. Travasare in un vasetto di vetro e farci merenda, colazione, spuntino notturno. Ma con parsimonia perché è un buono snack proteico e calorico (la pentita che prima cede e dopo si pone gli scrupoli). Poi conservare in frigo...finché dura.
Questa la mia versione con pane tostato e rondelle di banana, ma si sposa bene pure con marmellata di fragole o frutti di bosco. 

"Era una notte buia e tempestosa...poi arrivò il burro di arachidi".

mercoledì 29 ottobre 2014

Colta in castagna

L'autunno sembrerebbe arrivato, nostante un ottobre resistente alle maniche corte e ai weekend in spiaggia, non solo per i turisti, abituati ad altre temperature, che col caldo italiano vorrebbero desquamarsi.
Di questa stagione amo i colori caramello, ocra, terra di Siena, ruggine, che si aprono in un ventaglio cromatico di sfumature, dalla vegetazione, all'abbigliamento fino alla tavola.
Questa foto esemplifica una mia merenda tipica, semplice e genuina, se si scelgono gli ingredienti giusti.
Serve un fornetto e delle fette di pane tostato ai cereali, su cui spalmare le varianti:
- Nocciolata biologica Rigoni (che nulla ha da invidiare alla Nutella, nemmeno le strategiche etichette coi messaggi personalizzabili; basta procurarsele in cartoleria e attaccarle su ogni vasetto),
- confettura di marroni
- miele
- sciroppo d'acero.
In aggiunta una manciata di frutta secca, castagne in questo caso.

Ecco, se si eliminassero anche i rumori del traffico potrei anche illudermi di essere in una casetta di legno nel bosco a leggere un libro, sorseggiando del tè. (Ho acquistato dei tappi per le orecchie di cera rosa che sembrano
Bigbabol masticate e non isolano per nulla. Ma questo è un altro capitolo chiamato "inquinamento acustico", che andrebbe a contaminare questo post
).

domenica 12 ottobre 2014

Diy: Domenica is yourself

Domenica dicono sia il giorno consacrato della settimana in cui dedicarsi (maggiormente) a sé, ai propri affetti sinceri e/o alle passioni. Una coccola tra gli strattonamenti dei restanti sei giorni frenetici, passati in buona parte con emeriti sconosciuti sul posto di lavoro, o all'università, o sui mezzi pubblici, o per volontà degli strani casi della vita.
Domenica sembra sia il giorno in cui riesco, seppur saltuariamente, ad "arredare" questo piccolo angolo del mio glob-o di interessi. Prendiamone uno.
Sono seguace, adepta, come si dice follower del buon vecchio fai da te, che ormai veste anch'egli i panni dell'internazionalità, così nell'universo di tutorial su internet/guide pratiche sulla realizzazione di qualchecosa prende l'acronimo/ashtag di "DIY: do it yourself".
I miei lavori handmade/fatti a mano non sono niente di paragonabile a tinteggiature di pareti con stancil intagliati a forma di Cupola di S.Pietro o affondi di trapano nel legno per costuzione di cassettiere laccate in pseudo-modernariato (potrei attrezzarmi in futuro).
I miei strumenti indispensabili quanto banali sono colla a caldo o vinilica (strascichi di quella utilizzata dal Muciaccia di Art Attack, che dicono abbia avuto un serio attacco allergico post-abuso da inalazione) forbici, tronchesine, bottoni, pezzi di stoffa, fogli di carta stampata, ritagli di giornali, altri oggetti di riciclo, cartone, plastica, vetro, etc. nei limiti di ciò che non è considerato putrida nettezza urbana. Principali campi di impiego: accessori di bigiotteria e piccoli complementi d'arredo...in gergo shabby chic? Definiamoli così va.
Oggi ho realizzato un DIY semplice semplice: ho montato le basi metalliche degli orecchini su dei bottoni gioiello vintage/vecchio stile (si precisa che nessuna anziana è stata derubata dalla sottoscritta) trovati al mercato rionale (su cui aprirò presto un'ampia anta del mio armadio insaccato).
Questo è il risultato che ora posso pubblicare dopo aver scollato le dita impiastricciate e portato via dal piano di lavoro - che è anche l'unico tavolo della casa dove si mangia - simil ragnatele filanti create dalla pistola della colla a caldo. E io la domenica preferisco la mozzarella fusa nella pasta al forno.

 (Arricchirò la gallery con altre creazioni)